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La guerra di Putin e i diamanti 

Vladimir Putin attends the Eastern Economic Forum in Vladivostokdecoration

La guerra di Putin e i diamanti 

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Alrosa, il più grande estrattore di diamanti al mondo, di proprietà dello stato russo, dai primi di Aprile 2022 non fa più parte del Responsible Jewellery Council, un’associazione con 1600 aderenti provenienti dal mondo della gioielleria, nata nel 2015 per promuovere gli standard che rafforzano la fiducia dei clienti nella catena di approvvigionamento mondiale di gioielli e orologi.

Sulla front page del sito RJC si legge «Gli acquirenti di oggi si aspettano che i gioielli e gli orologi che indossano siano realizzati in modo responsabile e nel rispetto dei diritti umani e del pianeta».

Dalla scorsa settimana però società quali Cartier, Van Cleef & Arpels, Piaget, Pomellato, Gucci e molte altre, hanno rilasciato una dichiarazione pubblica senza precedenti contro uno dei suoi membri più potenti, Alrosa. 

Si ritiene che l’esclusione di Alrosa da membro RJC, si renda necessaria nel rispetto dei codici di condotta in materia di diritti umani e due diligence della catena di approvvigionamento. Di conseguenza tutti gli operatori del settore, in primis Tiffany, hanno attivamente cessato di acquistare diamanti estratti dalle miniere russe.

Posizione condivisa da Disitaly che ha fatto dell’etica un punto di forza della società.
I diamanti commercializzati, nel pieno rispetto del Kimberly Process, non provengono da luoghi interessati da conflitti e da sfruttamento del lavoro minorile.

Le restrizioni applicate ad Alrosa potranno tradursi in una sensibile riduzione della disponibilità di diamanti sui mercati internazionali con il conseguente aumento del valore delle pietre.